bdLEGAL ha incontrato Enrico Marra, autore del libro “Orientarsi nella complessità”, consulente di Trivioquadrivio che da oltre dieci anni si occupa di change management, sviluppo organizzativo e formazione manageriale
Il libro si propone come una guida alle attuali sfide di cambiamento e alla complessità e ai nuovi ritmi degli ambienti di lavoro. Per orientarsi in uno scenario volatile come quello in cui viviamo, le aziende sono tenute ad aggiornare i propri riferimenti e a darsi una nuova immagine.
Nel tuo libro “Orientarsi nella complessità”, si parla di “creazione della visione di cambiamento”, cosa si intende per metodologia MAPPS e come può essere rapportata all’ambito della trasformazione digitale aziendale?
Disorientamento, passività e resistenza al cambiamento sono i principali ostacoli che deve superare un gruppo impegnato nella trasformazione delle proprie modalità di lavoro. Le trasformazioni digitali non fanno eccezione. Disporre di una visione chiara e condivisa del processo di cambiamento è il presupposto per coinvolgere le persone ai vari livelli dell’organizzazione negli obiettivi e nella costruzione collettiva di un piano d’azione che conduca ai risultati desiderati. MAPPS® è la metodologia di sviluppo organizzativo che abbiamo ideato in Trivioquadrivio per rispondere a questa esigenza ed evitare il disorientamento che rallenta i processi di cambiamento nelle organizzazioni d’impresa. È un approccio metaforico che utilizza il linguaggio e le immagini della geografia (il suo nome è la crasi di Maps e applications) per inscrivere le azioni che realizzano il cambiamento all’interno di in una cornice di senso condivisa.
Nel mondo lavorativo, post COVID-19, quali sono gli aspetti organizzativi che le piccole e medie imprese italiane potrebbero cambiare per competere o su cui dovrebbero puntare per restare al passo del mercato?
Forse per la prima volta nella storia recente abbiamo fatto un’esperienza tanto diretta e condivisa di uno scenario dai confini incerti e in rapida e costante trasformazione. Molti riferimenti e modelli organizzativi hanno perso immediatamente, forse definitivamente, la loro applicabilità e con essi molti strumenti attraverso i quali i manager guidavano i propri gruppi di lavoro. In mancanza di indicazioni e riferimenti certi, l’alternativa praticabile va cercata in un lavoro di sviluppo finalizzato ad abilitare scelte autonome e responsabili da parte di strati sempre più ampi dell’organizzazione chiamati ad applicare a situazioni inedite la propria capacità di interpretazione del contesto e di adattamento delle soluzioni. Per le piccole e medie imprese si tratta di una sfida impegnativa ma molto gratificante: la valorizzazione di quel patrimonio di conoscenze e abilità diffuse spesso informalmente nei gruppi di lavoro per mettere questa abilità pratica al servizio di una nuova pianificazione.
Stiamo vivendo un periodo in cui si parla di digitale associato a forme avanzate come “l’intelligenza artificiale, la robotica, creazione di algoritmi”, etc. Ad esempio, in questo periodo è stato facile leggere commenti positivi rispetto alle nuove forme di lavoro come lo “smart working”. Le imprese potranno ancora puntare sulle capacità umane e sull’“ingegnosità” che citi nel libro?
Orientarsi nella complessità significa riappropriarsi di un territorio di azione all’interno del quale procurarsi gli strumenti più adeguati a raggiungere i propri obiettivi. L’ingrediente chiave per generare un impatto che non risulti superficiale e transitorio, non è una tecnologia, ma una capacità, al cui sviluppo presso le organizzazioni d’impresa dedichiamo in Trivioquadrivio la nostra attività di consulenza: l’ingegnosità, l’amalgama di intelligenza e creatività, l’integrazione della capacità di riconoscere gli elementi per collegarli in modo originale. La rivoluzione digitale è il nostro presente, ma sarà il nostro futuro profittevole se si rivelerà rivoluzione innanzitutto culturale. Non basta disporre di un nuovo strumento, è necessario costruire insieme le buone ragioni per servirsene. Se ci dimentichiamo che nell’impresa, come in ogni ambito dell’agire umano, la tecnologia abilita, ma è la cultura che trasforma, siamo destinati a non cogliere le opportunità di apprendimento e sviluppo sottese ai cambiamenti e rincorrere fenomeni poco più significativi di mode stagionali.